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Due conti su test e scuole

Riaprire in relativa sicurezza le scuole costerebbe meno di 20 euro al mese per studente, se si usassero in modo intelligente i tamponi rapidi.

Riaprire le scuole in relativa sicurezza costerebbe meno di 20 euro al mese per studente, se si usassero in modo intelligente i tamponi rapidi.

Ho già parlato in altri post del “covid filter” la strategia di sorveglianza continua: utilizzo di tamponi rapidi ripetuti a intervalli regolari per intercettare e isolare tempestivamente i contagiosi. Non una mia invenzione, ma un principio supportato da studi pubblicati nelle principali riviste scientifiche. (vedi qui e qui) Lo strumento che abbiamo a disposizione è il tampone antigenico, che si può fare in autoprelievo nasale.

L’ipotesi logistica a cui penso è: una volta alla settimana alla prima ora si distribuiscono le “saponette” antigeniche e ogni studente e insegnante seduto al suo posto si passa da solo il tampone dentro le narici e effettua il test in autosomministrazione. La procedura è semplice, l’ho provata direttamente e una classe delle elementari è in grado benissimo di farla, sotto la supervisione di un docente. Funziona anche da esercitazione di scienze. Dopo 10 minuti si leggono i risultati. Gli eventuali positivi vengono isolati e sottoposti a tampone molecolari di verifica.

Il test antigenico è meno sensibile del molecolare- diciamo che è in grado di identificare 7 portatori asintomatici su 10- e per questo inadatto a uso diagnostico una tantum e sul singolo (come ho spiegato in un recente video, non è la soluzione per organizzare ritrovi familiari in sicurezza o per eliminare le altre precauzioni).

Ma applicata alla comunità scolastica, e CONTINUANDO A UTILIZZARE LE STESSE PRECAUZIONI DI OGGI la ripetizione regolare del test a TUTTI una volta alla settimana, sarebbe un ottimo sistema di sorveglianza, perchè filtrerebbe buona parte dei contagiosi e ad ogni ripetizione la possibilità di identificarli aumenta. A regime, (e mantenendo mascherine, distanziamento etc…) si ha un ragionevole grado di sicurezza- diciamo la cosa più vicina al covid-free che possiamo ragionevolmente sperare di ottenere.

Inoltre, fattore importante, i test antigenici tendono ad essere piuttosto specifici, cioè il numero di falsi positivi che generano è più che accettabile. Considerato che i positivi andrebbero comunque ritestati con il molecolare, il rischio di saturare i laboratori con i falsi positivi è quindi basso.Il covid filter aumenterebbe certamente la pressione sui laboratori (è ovvio che più gente testi al primo livello, più positivi andranno verificati con il molecolare) ma i test di verifica confermerebbero quasi sempre la positività, quindi sarebbero utili al controllo epidemico.

Il che vuol dire che i laboratori sarebbero verosimilmente sottoposti a meno carico complessivo, considerato che il covid filter diminuirebbe i contagi incontrollati.

Va infatti considerato che la sorveglianza è una cosa diversa dal tracing, contrariamente a quello che molti scrivono. Il tracing ricerca i contatti di casi già identificati. La sorveglianza invece è un filtro continuo che si applica a tutta la comunità. Non ti dice che puoi andare tranquillamente a zonzo, ma a parità di comportamenti introduce uno strato in più che rende il sistema complessivamente molto più sicuro.

E’ ovvio che la finestra temporale deve essere adeguata. Fare un test a tutti una volta al mese, come è stato proposto in Piemonte, non serve a niente: in un mese ci stanno comodamente due cicli di incubazione. Un test rapido una volta alla settimana potrebbe essere il migliore compromesso tra costi e benefici e diventare un “rito” settimanale più quindi facile da applicare nelle scuole e agganciare agli orari

.Con questo filtro la scuola non sarebbe solo più sicura, ma diventerebbe anche un “setaccio” per identificare precocemente e fermare le catene di contagio nate per esempio in ambiente domestico . Da fattore di pericolo, i ragazzi – che sono quasi sempre portatori asintomatici- diventerebbero delle “sentinelle” contribuendo ad aumentare la sicurezza complessiva di tutto il sistema. Esempio: la mamma torna dal lavoro contagiata ma non lo sa e contagia il figlio. Sono tutti a-pauci-sintomatici ma il figlio è testato regolarmente e fa da “spia” per tutta la casa.

Quanto costerebbe tutto questo? Oggi un kit antigenico si ordina intorno ai 6 euro ma una mega commessa potrebbe spuntare anche la metà del prezzo. Essendo una tecnologia semplice, perfino lo Stato potrebbe promuoverne la produzione in massa.

Diciamo 5 euro a kit, mettendoci dentro anche i costi di handling e trasporto verso le scuole. Un kit alla settimana sono 20 euro a persona al mese. Tutte le scuole superiori italiane (2.650.000 studenti) costerebbero 53milioni al mese.

Tutti gli ordini e gradi incluse le primarie e i docenti costerebbero grossomodo 160milioni al mese.

Cifre sovrastimate, perchè col tempo il costo degli antigenici è destinato a ridursi. Comunque ragionevolissime per un paese in emergenza, considerata l’importanza del tema, l’utilità pubblica del filtro, i soldi che farebbe risparmiare e anche le quantità enormi di denari che vengono sperperate in cavolate (ricordate i banchi, vero?). Comunque, pochi punti percentuali rispetto al budget complessivo dell’istruzione.

Soldi spesi bene che possiamo permetterci.

Perchè non viene fatto?

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